Dopo i recenti focolai segnalati in Piemonte (Novara) e in Lombardia (Mantova), nei giorni scorsi l’Influenza aviaria è tornato a colpire un allevamento di tacchini in Veneto, a Mira (VE) tanto che l’Autorità Sanitaria ha deciso di prorogare la Zona di Ulteriore Restrizione per HPAI (ZUR).

La situazione in tutta Europa è molto delicata per l’elevata presenza del virus nei selvatici, tanto che anche l’Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) lo scorso 24 novembre ha emanato un comunicato con delle raccomandazioni.

L’EFSA consiglia alle autorità nazionali, regionali e locali, a coloro che si occupano di produzione di pollame domestico e gestione degli uccelli selvatici e ai soggetti che si occupano di mammiferi a rischio di contrarre influenza aviaria quanto segue. 

  • Mantenere un elevato livello di biosicurezza negli allevamenti dove si allevano volatili domestici, sia durante le normali operazioni di produzione che durante le operazioni di abbattimento.
  • Emettere ordinanze di confinamento dei volatili domestici nelle zone in cui è stata confermata la presenza di HPAI negli uccelli selvatici o si sono verificati episodi di mortalità di massa.
  • Rafforzare la sorveglianza dei volatili domestici per garantire la diagnosi precoce dell’infezione negli allevamenti avicoli.
  • Focalizzare la sorveglianza degli uccelli selvatici su zone umide e siti di sosta migratoria all’interno e all’esterno dell’Europa.
  • Includere i centri di soccorso o di riabilitazione della fauna selvatica nella sorveglianza e garantirne un’adeguata biosicurezza.
  • Evitare l’alimentazione artificiale degli uccelli selvatici – in particolare gru e cigni – durante i periodi ad alto rischio, al fine di ridurre l’affollamento e il rischio di trasmissione.
  • Rimuovere tempestivamente le carcasse di uccelli selvatici per ridurre la contaminazione dell’ambiente con l’HPAI e prevenire l’infezione di altri volatili selvatici o domestici e mammiferi.
  • Ridurre al minimo gli elementi di disturbo alle popolazioni di uccelli selvatici (ad esempio caccia, attività ricreative, droni) per limitare l’ulteriore diffusione del virus.