Le “quote latte”, anche se scompariranno dal prossimo primo aprile, fanno ancora discutere e creare problemi agli allevatori italiani e veneti. Le “multe” dovevano essere pagate dai singoli produttori che avevano superato le loro quote individuali ma alcuni allevatori, sostenuti anche da compagini politiche, pur avendo prodotto del latte eccedente la loro quota, non hanno mai pagato il dovuto. La Commissione europea stima che l’Italia dovrebbe ancora recuperare sanzioni per 1.343 milioni di euro.

“Quanto è successo ha penalizzato fortemente la stragrande maggioranza degli allevatori che per rispettare il loro limite produttivo hanno dovuto acquistare le quote e talvolta si sono indebitati e stanno ancora pagando adesso le rate del prestito contratto.   Confagricoltura ha sempre sostenuto che se ci sono delle leggi e delle norme, le stesse vanno rispettate, anche se parallelamente ci siamo fortemente impegnati per il loro cambiamento e il superamento di regole non piu’ adatte ad un mercato globale. Non così si può dire di altre organizzazioni del mondo agricolo.” Questo il commento del Presidente della Sezione Economica lattiero-casearia di Confagricoltura Veneto Fabio Curto che aggiunge: “ In Italia è mancata in questi anni una programmazione e una seria politica per la nostra zootecnia e gli interventi governativi di questi giorni non hanno cambiato questa rotta di collisione per il nostro settore.
Come Confagricoltura Veneto siamo fortemente contrari alle nuove disposizioni relative al pagamento accoppiato per il comparto latte contenute nel nuovo decreto attuativo della PAC approvato negli scorsi giorni dal MIPAAF. Il decreto prevede che l’accesso ai contributi previsti è subordinato all’iscrizione ai Libri Genealogici e ai Controlli Funzionali, ma questo escluderebbe oggi quasi la metà degli allevatori italiani. Allevatori che allo stesso modo hanno la loro stalla regolarmente controllata così come il loro latte. Il Governo non deve entrare nel merito delle scelte aziendali d’impresa e discriminare gli allevatori fra quelli di serie “A” da quelli di serie “B”.

Gli allevatori che volessero percepire il premio dovrebbero iscriversi obbligatoriamente ai Libri genealogici con dei costi che assorbirebbero una buona parte del premio stesso. Infatti, l’attività dei Controlli Funzionali è svolta in via esclusiva dall’AIA in un regime di monopolio previsto dalla legge 30/1991, la cui revisione –ricordo- era stata sollecitata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato già nel 2010 al fine di consentire ad altri soggetti idonei di garantire questo servizio. Il paradosso è che dal primo aprile prossimo saremo esposti alla concorrenza di tutti i produttori di latte a livello internazionale e in Italia si limita per il settore la libertà d’impresa.

“Auspico pertanto una sollecita revisione di questo Decreto e che la bozza del decreto “Fondo latte”
non vincoli ulteriormente gli allevatori italiani e veneti costringendoli a vincoli di adesione ad un piano di consulenza che sembrerebbe già indirizzato verso un soggetto ben determinato.
Il paradosso è che dal primo aprile prossimo saremo esposti alla concorrenza di tutti i produttori di latte a livello internazionale mentre in Italia si limita la libertà d’impresa per questo settore. Il Ministro all’agricoltura deve rendersi conto che stiamo attraversando un cambiamento “epocale”; ci deve essere una riorganizzazione del sistema allevatoriale che metta al centro l’allevatore e non le sue sovrastrutture, allevatore che deve affrontare le difficili sfide del prossimo futuro, consci dei crescenti costi di produzione e della spietata concorrenza dei Paesi che con più lungimiranza sono riusciti da anni a strutturare il loro sistema produttivo.”