Nell’ultima bozza di Decreto Ministeriale per l’attuazione della nuova PAC, che sarà sottoposta al parere della Conferenza Stato-Regioni, probabilmente nella giornata del 19 febbraio prossimo, sono state improvvisamente introdotte delle novità per quanto riguarda l’individuazione dell’agricoltore attivo beneficiario degli aiuti diretti e per quanto concerne i criteri per l’erogazione dei premi disaccoppiati per il settore latte.
In particolare si prevede che qualora nella partita IVA dell’agricoltore richiedente siano presenti, oltre al codice ATECO (Attività Economiche) per attività agricole, anche altro/i codice/i per attività extra-agricole, l’agricoltore debba dimostrare che i proventi ottenuti dall’attività agricola siano almeno pari ad un terzo dei proventi totali oppure che l’importo dei pagamenti diretti sia almeno pari al 5% dei proventi totali, ovvero che la ragione sociale della società contenga l’indicazione di società agricola.
Per quanto riguarda i premi disaccoppiati per il settore latte, che nella versione precedente erano destinati ai produttori di latte autorizzati e registrati dalle ASL che abbiano un piano di autocontrollo per la verifica dei parametri igienico-sanitari, in quest’ultima versione del Decreto Ministeriale è prevista – come soluzione alternativa – che i premi siano destinati ai produttori di latte per i capi appartenenti agli allevamenti iscritti nei libri genealogici o nel registro anagrafico delle razze bovine ed iscritti ai controlli funzionali latte (vedi AIA e ARAV)!.

Agrinsieme (Confagricoltura, Cia e Cooperative) si è apertamente schierato contro queste nuove ipotesi inviando, tra l’altro, una lettera al Ministro dell’Agricoltura e al coordinatore degli Assessori Regionali all’agricoltura.
Ancora una volta si deve prendere atto, con amarezza, del fatto che alcune strutture organizzative rappresentative del mondo agricolo propongono ai politici soluzioni non a favore degli agricoltori bensì a favore delle proprie strutture.