Giovedì 5 maggio migliaia di agricoltori hanno manifestato a Bologna, Roma e Catanzaro con Confagricoltura, Cia  e Copagri sotto lo slogan “Ei fu…siccome immobile” per chiedere risposte urgenti contro lo stallo istituzionale sui problemi del settore. Gli agricoltori aspettano ancora 600 milioni di euro di pagamenti comunitari e scontano una burocrazia elefantiaca che costa 4 miliardi l’anno e prezzi sui campi anche dimezzati rispetto all’anno scorso. Nel frattempo l’embargo russo ha già fatto perdere al comparto 355 milioni di euro e il consumo di suolo continua a ritmi di 56 ettari al giorno.

Alla protesta di Bologna ha partecipato anche una delegazione di Confagricoltura Veneto, con le rappresentanze di tutte le province. Erano presenti Lorenzo Nicoli e Luigi Bassani, presidente e direttore regionale di Confagricoltura Veneto: Giordano Emo Capodilista e Renzo Cavestro, presidente e direttore di Confagricoltura Padova; Michele Negretto e Massimo Cichellero, presidente e direttore di Confagricoltura Vicenza; Paolo Ferrarese e Dino Boni, presidente e vicedirettore di Confagricoltura Verona; Massimo Chiarelli, direttore di Confagricoltura Rovigo; Giangiacomo Bonaldi, componente della giunta nazionale di Confagricoltura.

All’insegna dello slogan “Ei fu…siccome immobile”, Cia, Confagricoltura e Copagri hanno lanciato un grido d’allarme, ricordando che dal 2000 a oggi hanno chiuso oltre 310 mila imprese del settore primario. Un numero enorme che può salire ancora vertiginosamente se non si mette mano ai tanti problemi “in campo”: i ritardi nei pagamenti comunitari, la burocrazia asfissiante, i prezzi all’origine in caduta libera e le vendite sottocosto, le incognite dell’embargo russo, gli investimenti bloccati, la difesa del “made in Italy”, la cementificazione del suolo, l’abbandono delle aree rurali, i danni da fauna selvatica.

Non abbiamo più parole per esprimere il nostro disagio – ha urlato dal palco Lorenzo Nicoli -, dateci quello che ci spetta. Ci avevano promesso l’agricoltura 2.0., ma dov’finita la domanda Pac precompilata a casa che ci avevano assicurato? Tutte chiacchiere. Un’agricoltura dimenticata e abbandonata a se stessa sta morendo, mentre la tv descrive un’immagine di fantasia che non esiste più. Chiudono le stalle, chiudono le aziende e i seminativi sono alla canna del gas. Sui contributi comunitari continuano a rimpallarsi le responsabilità l’ente regionale Avepa e l’ente nazionale Agea. Siamo stufi di essere presi in giro”.