CONFAGRICOLTURA VENETO, LOMBARDIA, PIEMONTE, EMILIA ROMAGNA, FRIULI VENEZIA GIULIA, CAMPANIA, PUGLIA

maisAnche quest’anno sta per iniziare la stagione dei trattamenti antipiralide sul mais.
Una superficie stimata di 900.000 ettari verrà a breve trattata con più di 100.000 litri di insetticida, per un giro d’affari per le multinazionali della chimica di 45 milioni di Euro.
E tutto questo con buona pace della biodiversità, dell’ambiente e di quelle organizzazioni che si fanno paladine della lotta al potere delle multinazionali e della difesa dell’ambiente.
La verità sta in quanto sostenuto recentemente anche dalla Senatrice Prof.ssa Elena Cattaneo: più ogm significa meno chimica.
Ovvero che esiste un modo per rendere l’agricoltura più sostenibile, conciliando rispetto dell’ambiente e produttività: cioè “insegnare” alle piante a difendersi da sole dai parassiti attraverso l’ingegneria genetica.
Se si rifiutano gli ogm, invece, il trattamento chimico si rende indispensabile: le ferite provocate dalle larve dell’insetto sulla coltura causano perdite di produzione, ma soprattutto creano l’habitat ideale per lo sviluppo di funghi. Il risultato è che la granella rischia di essere contaminata da micotossine, altamente tossiche per uomo e animali d’allevamento.
La cronaca di questi giorni porta notizie di sequestro di prodotti alimentari in cui si sono registrati livelli di tossine superiori al minimo consentivo per legge. Confagricoltura denuncia da anni il problema, invitando tutti gli attori della filiera del mais a mettere in atto ogni misura necessaria a ridurre la presenza di tali sostanze.
Gli attacchi della piralide rappresentano il primo fattore di rischio e poter seminare mais Bt sarebbe la soluzione più semplice, più economica e più rispettosa dell’ambiente e della salute dei consumatori.
Il problema della piralide interessa solo il sud dell’Europa, Spagna e Italia in particolare, proprio i Paesi con maggior rischio di contaminazione da tossine. La Spagna si è attrezzata, consentendo le semine di mais ogm: infatti le loro produzioni sono arrivate a superare stabilmente i 110 q.li/ha. In Italia invece, dove la semina di ogm non è consentita, la produzione di mais è in costante calo dal 2001: l’anno scorso si è attestata 78,1 q.li/ha.
Il resto d’Europa è scarsamente interessato alla semina dell’unico ogm approvato per la coltivazione in UE, il mais ogm Mon810, dato che per loro il problema piralide non esiste.
Ci troviamo pertanto ad assistere al seguente paradosso: la produzione italiana di mais cala costantemente, la sua qualità è ogni anno a rischio, le importazioni aumentano e il mais di importazione vale, quotazioni di borsa alla mano, più del nostro e qualche volta è pure inquinato dalla diossina, come successo recentemente.
Confagricoltura chiede con forza che tale assurda situazione venga affrontata dalla politica, consentendo nuovamente la ricerca sugli ogm in Italia, con l’obiettivo di arrivare alla coltivazione e ridare competitività alla nostra produzione di mais.

Firmato:
Lorenzo Nicoli         Presidente Confagricoltura Veneto
Matteo Lasagna         Presidente Confagricoltura Lombardia
Gian Paolo Coscia    Presidente Confagricoltura Piemonte
Guglielmo Garagnani    Presidente Confagricoltura Emilia Romagna
Claudio Cressati        Presidente Confagricoltura Friuli Venezia Giulia
Michele Pannullo        Presidente Confagricoltura Campania
Umberto Bucci        Presidente Confagricoltura Puglia