Se si vuole parlare di allevamenti di conigli non si può fare a meno di andare a Treviso e vedere come si è sviluppato questo settore in questa parte di Veneto.
La storia degli allevamenti di conigli a Treviso è protagonista di una rivoluzione negli anni 2000 tale per cui, nei Comuni di Trevignano, Montebelluna, Volpago, sorge un distretto produttivo con un importante numero di aziende vocate all’allevamento cunicolo.
Nel Veneto, si raggiunge il 40% della produzione italiana di conigli, Treviso oggi, può vantare il 20% dell’intera produzione nazionale.
“Qui , la cunicoltura e’ all’avanguardia per tecniche di lavorazione, per qualità del prodotto ottenuta ma, soprattutto, per la tendenza verso una attenzione sempre maggiore al benessere degli animali” dichiara Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Treviso.
Qualche esempio di questa tendenza , sono le gabbie di nuova concezione.
Queste gabbie hanno una superficie di 3800 cm quadrati, sono larghe e profonde e dotate di soppalco;
all’interno abitano le nidiate di al massimo 8 coniglietti per il periodo dello svezzamento;
sono concepite per far vivere e crescere insieme il gruppo familiare per almeno 80 giorni;
sono dotate di un gioco, di un tappeto di plastica che evita rotture e problemi alle zampe ed, infine, di due “linee” d’acqua (ció significa un ricircolo costante dell’acqua).
“Bisogna tener presente” afferma Giustiniani, “che prima di diventare animale domestico, il coniglio (e le lepri) sono state un elemento fondamentale per l’alimentazione umana, in passato. Prima di diventare animale domestico ha costituito una fonte di proteine fondamentale, quindi l’uso alimentare e’ precedente a quello domestico e non e’ vero il contrario. Come per le carni bovine e la confusione creata dall’uscita di certe notizie, non si può generalizzare ed è importante fare opportuna chiarezza.”
Per quanto riguarda la carne di coniglio, non gli allevatori, ma i pediatri la consigliano perché è di qualità ed è sana, al punto da suggerirla alle mamme per lo svezzamento dei neonati, dopo il latte, perché ha un basso contenuto di grassi.