Lo afferma il presidente di Confagricoltura Veneto, -Giangiacomo Bonaldi-, il quale si augura che questo progetto, una volta diventato legge, rappresenti un punto di riferimento per l’attività normativa e pianificatoria a livello regionale e comunale, le sedi ove più evidenti si sono registrate le conseguenze di un uso indiscriminato e perfino avido del suolo agricolo in questi ultimi decenni; scelte dovute alla frenesia di uno sviluppo economico che talvolta ha preso la mano ai pianificatori locali ma che ora devono lasciare il posto ad un atteggiamento più equilibrato, capace di calcolare con più oculatezza il valore dei beni in gioco in relazione all’interesse collettivo.
In questo senso la proposta di Catania di stabilire annualmente a livello nazionale quanto territorio agricolo può essere destinato ad altre utilizzazioni, con la suddivisione della quota così stabilita fra le Regioni e quindi fra i Comuni, è apprezzabile e condivisibile, anche se il limite di cinque anni prima del quale non si può cambiare la destinazione dei terreni agricoli che hanno beneficiato di aiuti di Stato e comunitari, rappresenta una scelta inutilmente vincolistica.
Ma la situazione è gravissima e un intervento non può più essere procrastinato. Basti pensare che dal 1971 al 2010 la Superficie Agricola Utilizzata è scesa in Italia da 17 milioni 986 mila a 12 milioni 885 mila ettari. E la diminuzione, nonostante, il danno maggiore sia già avvenuto, continua: secondo lultimo censimento, la SAU veneta è scesa del 5,3% (del 2,3% in Italia), attestandosi intorno agli 800 mila ettari complessivi. Ben due province venete, inoltre, sono fra le dieci più cementificate d’Italia: Padova, al sesto posto (23%) e Treviso al nono (19%).