A RISCHIO LA CRESCITA DELLE ATTIVITA’ AGRICOLE NELLA MARCA

Le associazioni di categoria degli agricoltori trevigiani scendono in campo contro il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale che rischia di bloccare gravemente lo sviluppo del settore primario nella Marca e legare le mani agli imprenditori agricoli. Le principali associazioni di categoria insieme, Cia, Coldiretti, e Confagricoltura di Treviso, lunedì 26 luglio hanno presentato presso il Tribunale di Venezia un ricorso al Tar per chiedere l’abrogazione di alcuni punti del contestato Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, il cosiddetto PTCP approvato dalla Regione Veneto e pubblicato sul B.U.R. lo scorso 11 maggio. Il documento impone prescrizioni e   direttive ai Piani di Assetto del Territorio (Pat) che ciascun Comune è obbligato ad adottare in materia. La battaglia che le tre associazioni degli agricoltori intendono portare avanti è rivolta ai troppi freni e restrizioni imposti, a danno dello sviluppo dell’agricoltura trevigiana.
In provincia di Treviso il piano territoriale di coordinamento ha sovrapposto infatti alla mappa territoriale della Marca, una rete ecologica, con varie denominazioni, per la salvaguardia di zone considerate di particolare pregio ambientale. Tra queste rientrano aree già tutelate da circa una decina d’anni, dal regolamento europeo che ha censito tutti i “siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale” per il loro valore ambientale. Appartengono all’elenco le zone del Piave, il parco del Sile, il Monticano, il Montello, il Cansiglio, i Palù di San Vendemiano, le zone di risorgive e le aree boschive, ecc. La rete ecologica, nelle intenzioni degli estensori del piano, avrebbe la funzione di unificare varie zone di interesse comunitario per creare dei corridoi di passaggio alla fauna. I vincoli imposti all’agricoltura rischiano però di bloccare, se non addirittura di paralizzare, lo sviluppo del settore primario in tutta la provincia di Treviso. In particolar modo il PTCP, così com’è impostato, rischia seriamente di impedire il ricambio generazionale con l’insediamento di giovani agricoltori e lo sviluppo di moderne aziende future.
Nelle zone definite di particolare pregio non sarà infatti più possibile costruire nuovi edifici funzionali all’esercizio dell’attività agricola. Assolutamente singolare è la direttiva, inserita nel piano territoriale, con la quale si prevede che i nuovi allevamenti e le serre fisse vadano preferibilmente  localizzati nelle zone industriali dismesse. All’interno delle disegnate reti ecologiche, e quindi in gran parte dei territori rurali, non sarà più ammesso costruire serre fisse. Osservazioni negative su tali direttive e prescrizioni, erano state presentate anche dalla Direzione Regionale del Settore Primario: queste però, al pari di quelle a suo tempo presentate da alcune Organizzazioni Agricole, non sono state recepite e la loro presa in considerazione è stata rinviata ad una futura variante del PTCP, per la quale ci sarà da attendere qualche anno. Il rischio poi, con il passaggio ai Pat (piani di assetto del territorio comunale), è quello di veder ulteriormente frammentato il territorio agricolo trevigiano, attraverso una moltitudine di regolamenti, soggetti a varie interpretazioni.  I Pat finora approvati in tutta la Marca riguardano soltanto 12 dei 95 comuni della provincia. Durante un recente incontro con i responsabili dell’Amministrazione Provinciale, Confagricoltura, Coldiretti e Cia, hanno dichiarato di essere disposti a ritirare il ricorso, solo a condizione che si concordino le strategie necessarie per contenere al minimo i vincoli per l’esercizio dell’attività imprenditoriale agricola e l’Amministrazione Provinciale si impegni a dare indicazioni certe e uniformi per tutti i comuni trevigiani.