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La Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Il D.L. 24 febbraio 2023, n. 13, convertito con legge del 21 aprile 2023, n. 41, ha istituito, presso il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), il “Registro pubblico dei crediti di carbonio generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale”.

L’articolo 45, infatti, in sede di conversione è stato integrato con lo scopo preciso di dare valore alle pratiche agricole e forestali, sostenibili e aggiuntive rispetto a quelle prescritte dalle norme, in grado di aumentare la capacità di assorbimento del carbonio atmosferico. I crediti di carbonio generati dalle attività agricole e forestali saranno perciò utilizzabili nell’ambito di un mercato volontario nazionale.

L’istituzione del nuovo registro è finalizzata a superare il problema della doppia contabilizzazione dei crediti che impediva, in sostanza, la vendita nell’ambito dei mercati volontari del carbonio di crediti prodotti dalle imprese agroforestali nel caso i corrispondenti assorbimenti fossero già stati contabilizzati da Ispra nell’ambito delle attività previste per il conseguimento degli obiettivi climatici internazionali.

Si precisa, tuttavia, che questi crediti non possono essere utilizzati nel mercato EU ETS (il settore agroforestale resta escluso da questo mercato del carbonio basato su adempimenti obbligatori da parte di alcuni settori considerati “maggiori emettitori”).

Più nello specifico, i crediti di carbonio agroforestali, che continuano a contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali di assorbimento delle emissioni di gas a effetto serra contabilizzati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) nell’ambito degli obblighi internazionali, potranno essere venduti nell’ambito dei mercati volontari esclusivamente per le pratiche aggiuntive di gestione sostenibile.

Il CREA ammette all’iscrizione nel Registro i crediti di carbonio generati e certificati, su richiesta dei soggetti proprietari ovvero gestori di superfici agroforestali, che realizzano attività di imboschimento, rimboschimento e gestione sostenibile agricola e forestale, aggiuntive rispetto a quelle previste dalla vigente normativa europea e nazionale di settore.

Le modalità di certificazione degli assorbimenti aggiuntivi prodotti con le citate attività saranno definite attraverso la predisposizione di linee guida, oggetto di un apposito decreto del Masaf, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica e previa intesa in sede di Conferenza Stato/regioni, da emanarsi entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione.

Lo stesso decreto disciplinerà anche le modalità di gestione del Registro nell’ambito del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), in coerenza con le informazioni territoriali e produttive presenti nei fascicoli aziendali censiti nel Sistema. Entro ulteriori sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del citato decreto, un ulteriore provvedimento del Masaf definirà le modalità di iscrizione, aggiornamento e controllo dei crediti registrati.

L’istituzione del Registro pubblico dei crediti di carbonio generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale costituisce un passo importante verso il riconoscimento del servizio di assorbimento di carbonio reso dal settore agricolo. Il provvedimento precede l’evoluzione della normativa europea che vedrà, a breve, la pubblicazione di uno specifico regolamento per l’istituzione di un quadro di certificazione dell’Unione per l’assorbimento del carbonio. L’obiettivo è quello di permettere una valorizzazione degli assorbimenti di carbonio generati dal settore agroforestale anche mediante il ricorso a fondi privati (mercato volontario), in aggiunta alle altre iniziative previste dall’iniziativa europea sul “carbon farming” che riguardano il sostegno pubblico (PAC).

Il potenziamento delle attività di assorbimento del carbonio, infatti, è un obiettivo prioritario per la normativa europea sul clima, visto che i paesi dell’UE sono chiamati a ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Il concetto di neutralità climatica, infatti, si basa proprio su un equilibrio raggiungibile attraverso la riduzione delle emissioni climalteranti e, contestualmente, l’aumento della cattura del carbonio.