Nella proposta della Commissione si arriva al taglio del 62%

L’applicazione in Italia della strategia Farm to fork potrebbe comportare una riduzione dell’uso di fitofarmaci del 62% e del 54% delle sostanze attive. Si tratta della proposta della Commisione UE presentata nei giorni, contenuta nel documento che accompagna la nuova proposta di regolamento per l’uso sostenibile dei fitofarmaci. L’Italia ne esce particolarmente penalizzata in quanto le modalità di valutazione si basano sull’intensità d’uso a ettaro, strettamente dipendente dall’ordinamento colturale.

Si tratta di una proposta del tutto inaccettabile, da rifiutare con decisione, in quanto porterebbe all’abbandono di molte coltivazioni, già ora a rischio proprio per le difficoltà della difesa.  Da un lato l’Unione Europea ci chiede di  produrre più cereali, derogando ai requisiti ambientali della Pac, per fare fronte alla crisi alimentare causata dal conflitto Ucraino; dall’altro cerca di imporre obiettivi insensati di riduzione dei fitofarmaci, con impatti devastanti sulla capacità produttiva delle nostre aziende.

Sul problema il prossimo 6 settembre è convocata dal Mipaaf una riunione volta a definire una posizione nazionale condivisa ed i relativi emendamenti sulla proposta.

La proposta di Regolamento introduce quindi una serie di novità che rendono difficile la gestione dei prodotti fitosanitari da parte delle imprese agricole, soprattutto in riferimento alle diverse emergenze fitosanitarie. In particolare si segnalano le seguenti criticità:

  • rispetto alla strategia F2F, che prevedeva una riduzione del 50% dei fitofarmaci, viene introdotta una valutazione ponderata della diminuzione dei prodotti fitosanitari che  penalizzare il nostro Paese;
  • la Commissione Ue intende entrare in diversi processi decisionali, attualmente gestiti a livello nazionale, in materia soprattutto di agricoltura integrata;
  • il registro elettronico relativo alla difesa integrata e all’uso di prodotti fitosanitari, oltre ai dati sulla distribuzione, deve contenere tutte le motivazioni che hanno portato alla scelta del PF e alla sua distribuzione (quindi verifica della possibilità di utilizzare metodi alternativi per la protezione delle colture);

nelle aree sensibili dove sono inserite anche le aree Natura 2000 e le aree protette ai sensi della direttiva quadro acque (2000/60/CE) sussiste il divieto di utilizzo di PF, salvo specifiche deroghe di durata di max 60 giorni.