Il trevigiano alla guida dell’associazione fino al 2020: «Trovare nuovi sbocchi per garantire un futuro al settore». Calo delle superfici in Veneto: solo Rovigo registra un incremento

Sarà Giangiacomo Bonaldi Gallarati Scotti a guidare nel prossimo triennio Anb, l’associazione nazionale dei bieticoltori. L’ex presidente di Confagricoltura Veneto e Treviso è stato riconfermato nel ruolo di presidente fino al 2020 nell’assemblea che si è svolta a Bologna.

Trevigiano, 55 anni, Bonaldi vive a Ponte di Piave, in provincia di Treviso, dove conduce l’azienda agricola Liasora a indirizzo seminativo (grano, mais e soia) e vitivinicolo (prosecco e pinot grigio). Il suo compito sarà quello di continuare il lavoro intrapreso nello scorso triennio nell’individuare nuovi sbocchi per il settore bieticolo, che ha visto una riduzione considerevole della coltura in Veneto. Secondo i dati relativi al 2016 la superficie regionale delle barbabietole da zucchero è scesa a quota 11.000 ettari, con una diminuzione del 11,5 per cento rispetto all’anno precedente. Solo a Rovigo si è registrato un lieve incremento (4.100 ettari, + 6 per cento), mentre Padova ha visto un calo consistente (2.850 ettari, – 22 per cento), così come Venezia (3.100 ettari, – 17 per cento). Il Veneto rimane comunque, con l’Emilia Romagna, la regione che fa la parte del leone, con una concentrazione di superficie di barbabietola da zucchero pari a un quarto del totale nazionale (che è di 44.000 ettari).

«Rispetto al 2015 la situazione è migliorata grazie all’impennata del prezzo internazionale dello zucchero», spiega Bonaldi, «che ha consentito di riaprire lo zuccherificio di San Quirico e di far andare a pieno regime lo stabilimento di Pontelongo, nel Padovano, mantenendo infine quello di Minerbio. Il nostro auspicio è che il prezzo si mantenga sopra i 600 euro alla tonnellata, in modo da far diventare competitivi i nostri zuccherifici e salvare il reddito dei nostri bieticoltori».

Il futuro del settore si può garantire, però, solo trovando altri sbocchi, a cominciare dalle agroenergie, che possono consentire la diversificazione degli utilizzi delle polpe e dei sottoprodotti. «Attualmente la nostra associazione ha sei impianti di biogas di proprietà», illustra Bonaldi, «nei quali trasformiamo gli scarti riuscendo a dare agli agricoltori una remunerazione più alta rispetto a quella del mercato. Una parte la portiamo anche nelle centrali dell’Enel, che utilizzano gli scarti per ricavarne energia. Questo filone ha una grande potenzialità, in ottica futura. Se tutti gli impianti di biogas già esistenti, e solo in Veneto ne abbiamo 119, utilizzassero polpe e sottoprodotti delle barbabietole, si potrebbero destinare nuove superfici alla coltura, con un grande vantaggio anche per tutta l’agricoltura perché così sarebbe garantita la rotazione e quindi l’arricchimento del terreno».

Un altro fronte importante di sviluppo è quello delle proteoleaginose, cioè la coltivazione di semi di girasole, soia e colza: «Attualmente noi siamo soprattutto importatori», chiarisce il presidente, «mentre dovremmo ampliare le superfici dedicate perché sul mercato c’è una grandissima richiesta. Come associazione abbiamo fatto un accordo con i trasformatori per offrire ai coltivatori contratti molto vantaggiosi per implementare l’attività».