In questi giorni cresce la pressione delle organizzazioni contrarie agli OGM per invocare urgentemente la Clausola di Salvaguardia, unico strumento previsto dalle norme comunitarie per bloccare l’utilizzo di OGM approvati dalla Commissione Europea.
L’auspicio è che non vengano prese decisioni precipitose. Innanzitutto mancano i presupposti per invocare tale Clausola, cioè nuove evidenze scientifiche non prese in considerazione all’atto dell’autorizzazione dell’OGM. In secondo luogo non esiste nessun pericolo imminente: i pochi ettari seminati con mais Mon 810 non sono in grado di mettere a rischio né l’ambiente, né la salute dei consumatori né la tanto citata, spesso a sproposito, biodiversità. Prima del 2000 ben più ettari del 2013 erano seminati a varietà OGM e nulla è successo; nella vicina Francia svariate decine di migliaia di ettari sono stati seminati fino al 2007 e nel momento dell’introduzione del divieto si è tornati a seminare mais non OGM senza alcuna conseguenza delle semine degli anni precedenti. L’unico reale rischio che corre chi si oppone agli OGM è che, se si seguissero e si studiassero quei pochi ettari seminati, si potrebbe riscoprire che la coesistenza potrebbe essere possibile anche nel nostro Paese, che un ettaro di mais OGM autoprotetto contro la piralide, un insetto che attacca la pianta e la spiga del mais, contiene alla raccolta meno micotossine, sostanze tossiche per l’uomo e gli animali, prodotte dalle muffe che si sviluppano sulle ferite causate al mais da questo insetto.
Si potrebbe riscoprire che non occorrerebbe trattare il mais dopo la fioritura con insetticidi non selettivi per gli insetti diversi dalla piralide; che ogni chilo di mais resistente alla piralide richiede meno acqua, energia, concimi e fitofarmaci per essere prodotto, quindi costa meno produrlo, così come potrebbe costare meno il cibo che ne deriva. Si potrebbe riscoprire che gli animali allevati con il mais resistente alla piralide godono di migliore salute rispetto agli animali allevati con il mais convenzionale;  che nel terreno coltivato con mais resistente alla piralide al momento della raccolta ci potrebbe essere meno azoto e quindi meno rischio di inquinamento delle falde.
Dico riscoprire perché tutti questi dati erano già emersi direttamente o indirettamente nelle sperimentazioni svolte da Università ed enti di ricerca pubblici nel nostro Paese prima del 2000 e in una breve parentesi successiva, ma sono stati accuratamente nascosti o presentati in modo distorto all’opinione pubblica.
Credo sia stato un errore il blocco della sperimentazione in campo nel nostro Paese culminato nel rogo dei campi dell’Università della Tuscia di un anno fa, ma sarebbe altrettanto sbagliato perseverare nell’impedire la sperimentazione negli anni a venire ed è sbagliato impedire l’utilizzo di quegli OGM che si dimostrano vantaggiosi e meno rischiosi per l’ambiente, l’uomo e gli agricoltori. Credo che la buona politica dovrebbe documentarsi, conoscere, approfondire e decidere  conseguentemente  a volte anche in contrasto con gli interessi  delle lobbie più potenti, che in Italia non sono certo rappresentate dalla Monsanto, sapendo spiegare all’opinione pubblica scelte che a prima vista potrebbero sembrare impopolari.
Credo infine che il made in Italy agroalimentare non abbia bisogno di demonizzare gli OGM per difendere il proprio mercato perché si è affermato prima del loro avvento e perché, senza gli OGM prodotti all’estero ed importati in Italia, buona parte del made in Italy agroalimentare oggi non potrebbe essere prodotto. Credo sia ingiusto vietare ai nostri agricoltori di coltivare quegli OGM che possono essere importati e consumati in Italia, soprattutto in un’epoca in cui le protezioni alle frontiere sono svanite e il sostegno ai redditi agricoli va sempre più riducendosi.  Le statistiche ufficiali (Eurostat, USDA) mostrano in modo evidente che, a 17 anni dall’introduzione commerciale del Mon 810, gli agricoltori dei Paesi che lo impiegano, come USA e Spagna, producono di più consumando meno risorse e guadagnano di più dal momento che il mais non OGM non vale di più del mais OGM.


Restando a disposizione per dare evidenza delle mie affermazioni, anche con visite a campi di mais, invio i miei più cordiali saluti.