Martedì 17 novembre avranno luogo le mobilitazioni in Veneto a cominciare da Padova, dove gli allevatori di Confagricoltura e Cia provenienti da tutta la regione invaderanno il centro manifestando il loro disagio con cartelli, campanacci e altre iniziative ad alto impatto scenico. L’appuntamento è fissato per le 10 in piazza Garibaldi.

“Distribuiremo prodotti delle coop e locali – anticipano da Confagricoltura Padova -, come segno simbolico di protesta contro la grande industria che paga agli allevatori prezzi da fame. Non possiamo accettare i 35 centesimi offerti ieri al tavolo col ministero, perché non bastano neppure a coprire i costi di produzione che si aggirano tra i 40 e i 42 centesimi. Centinaia di stalle venete hanno chiuso quest’anno e, se la situazione persiste, molte altre saranno costrette a chiudere e le produzioni del nostro latte e dei nostri formaggi non esisteranno più. Ricordiamo che il Veneto vanta dop come l’Asiago, la Casatella Trevigiana, il Grana Padano, il Montasio, il Monte Veronese, il Piave e il Provolone Valpadana, mentre tra i formaggi tipici merita ricordare il Bastardo del Grappa, il Morlacco del Grappa, il Formajo Inbriago, il Casel Bellunese ed il Malga Bellunese, vere eccellenze del settore. Vogliamo perdere tutto questo? Da Lactalis e Assolatte ci aspettiamo condizioni di prezzo remunerative. In caso contrario proseguiremo la protesta a oltranza”.

Nei prossimi giorni la protesta potrebbe allargarsi ad altre province del Veneto, con manifestazioni davanti agli stabilimenti della grande industria del latte. Fabio Curto, presidente regionale della sezione economica lattiero-casearia di Confagricoltura, esorta le associazioni agricole ad essere unite:

“Le organizzazioni devono essere a fianco di tutti gli allevatori, che a prescindere dalla bandiera alla quale fanno riferimento si svegliano all’alba per andare a mungere e pretendono un giusto prezzo per il loro lavoro e per la qualità del loro prodotto. Gli allevatori veneti non chiedono contributi o elemosine, ma dignità e riconoscimento dal mercato della qualità del loro latte. Vogliamo essere attori della filiera e non succubi della trasformazione e della grande distribuzione, che non redistribuiscono in modo equo il valore del latte che ora è alla stalla di 34-35 centesimi, quando al consumatore arriva a 1.40/1.60 euro”.