E’ emergenza zootecnia nell’agricoltura trevigiana. La quasi totalità delle aziende del settore rischia ormai la chiusura. I costi di produzione non soltanto stanno azzerando i ricavi degli allevamenti, ma stanno caricando sulle spalle delle aziende agricole un peso di debiti tale da condannare gli imprenditori, anche virtuosi, alla chiusura dell’attività. Cia e Confagricoltura Treviso hanno incontrato lunedì per la prima volta il Prefetto di Treviso, Aldo Adinolfi, consegnando nelle sue mani un documento unitario, il cui contenuto è un’analisi attenta della nuova emergenza e dei problemi incombenti che stanno affliggendo l’agricoltura trevigiana. Al Prefetto le due associazioni professionali, che insieme rappresentano circa il 50% dell’agricoltura della Marca, hanno chiesto di intervenire al più presto affinché Governo, Regione e Provincia affrontino a diversi livelli e per rispettive competenze le emergenze segnalate.
Cia e Confagricoltura hanno rilevato aumenti dei prezzi di produzione variabili dal 20% al 100% su carburanti, concimi, antiparassitari e alimenti per il bestiame. Costi diventati insostenibili al punto da portare la zootecnia della Marca a una lenta “agonia”. Per Cia e Confagricoltura ormai è allarme: gli allevamenti sono allo stremo e in questa situazione non potranno resistere a lungo.  A rischiare la chiusura ci sono aziende agricole di bovini da latte o da carne, di suini e di animali a carne bianca, conigli in particolare. La crisi del settore sta minando non soltanto la sopravvivenza delle aziende, ma persino la stabilità della cerchia dei rapporti familiari dell’imprenditore agricolo colpito dalle difficoltà. Diventando, soprattutto nel caso di giovani agricoltori, una nuova emergenza sociale: “Ciò che vogliamo contestare non sono gli aumenti dei costi di alimentazione degli animali derivanti dal raddoppio di prezzo di mais  – ha spiegato Denis Susanna, presidente di Cia Veneto –  ma il fatto che a valle della produzione gli stabilimenti di macellazione e trasformazione e la grande distribuzione non sono disponibili a riconoscere maggior  valore  alle nostre produzioni. In queste condizioni persino le migliori imprese guidate da bravi imprenditori rischiano la chiusura. E oggi siamo preoccupati anche per la loro sfera familiare e personale sotto il peso delle difficoltà economiche”.
Un  altro settore in sofferenza nell’agricoltura trevigiana è il florovivaismo. Il decreto “Mille proroghe”, presentato ieri dal Governo al Senato e sul quale è stata posta la fiducia, ha eliminato l’accisa zero per il gasolio delle serre.“Il provvedimento di fatto mette fuori mercato decine di aziende florovivaistiche nella nostra provincia”, puntualizza Susanna.
C’è molta preoccupazione anche per i tagli del bilancio 2011 della Regione Veneto che vedrà una diminuzione delle risorse all’agricoltura e alla manutenzione del territorio, rispettivamente del 31% e del 53%. Tagli quantificabili in circa 150 milioni di euro. Cia e Confagricoltura chiedono il ripristino in futuro della totalità dei fondi sottratti per il 2011.
Nel documento presentato al Prefetto da Cia e Confagricoltura un importante capitolo è stato riservato alla questione ambientale e alla tutela delle aree agricole da tenere in considerazione in particolare all’interno del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale il P.T.C.P. “L’esperienza ci insegna che la realizzazione di grande opere innesca un circolo vizioso che spinge spesso le amministrazioni locali a progettare strade di completamento che in alcuni casi si rivelano altrettanto dannose delle principali, in termini ambientali – ha sottolineato Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Confagricoltura Treviso –  Assistiamo così impotenti a progetti di creazione di raccordi, bretelle, nuovi caselli autostradali, nella totale noncuranza dei vincoli paesaggistici che le medesime amministrazioni proponenti hanno fissato nei loro strumenti di pianificazione territoriale”. Un esempio fra tutti, inserito nel documento consegnato al Prefetto, è l’area a ridosso del Piave, nei comuni di Santa Lucia, e Mareno, zona di massima tutela ai fini agricoli e ambientali, sulla quale incombe il nuovo casello autostradale con relativa viabilità di raccordo. E’ stato anche ricordato che Cia e Confagricoltura hanno impugnato di fronte al T.A.R. alcune norme del P.T.C.P con le quali “in nome di non meglio dimostrate esigenze paesaggistiche, si impediscono di fatto numerose attività agricole, in particolare allevamenti e coltivazioni in serre, su circa un quarto della superficie agricola provinciale”.