E’ appena apparsa che già si mette in dubbio la sua validità. Si tratta della ricerca condotta dall’Università di Caen, in Francia,  secondo la quale topi alimentati con mais OGM avrebbero sviluppato, rispetto alle cavie cui è stato somministrato prodotto non OGM, seri problemi sanitari. 

Ma dallo studio appena pubblicato la comunità scientifica ha già preso le distanze. Per esempio, Tom Sanders, del King’s College di Londra e Anthony Trewavas, dell’Università di Edimburgo, lo giudicano non attendibile per la discutibile metodologia adottata e perché il team dell’Università di Cean è noto per la sua lunga opposizione agli OGM, mai suffragata però, a quanto risulta, da prove scientificamente fondate.

Dispiace, invece, continua Confagricoltura Veneto, che siano caduti nella trappola uomini esperti ed avveduti, che non hanno esitato ad allinearsi ad un personaggio discusso come l’eurodeputato Josè Bovè, noto più per la spettacolarità che per l’equilibrio delle sue prese di posizione,  nel richiedere la sospensione in tutta Europa del rilascio delle autorizzazioni alla semina OGM e addirittura l’impossibile divieto di importazione di prodotti transgenici, che circolano ormai da anni nei nostri negozi e sulle nostre mense. Ma è comprensibile che quando si incontra un supporto alle nostre idee, per giunta di provenienza universitaria, si tenda ad abbracciarlo un po’ troppo in fretta.

La verità è, conclude Giangiacomo Bonaldi, che in tema di OGM si deve smettere di fare il tifo pro e contro e permettere alla ricerca scientifica di fare il proprio lavoro usando metodi e strumenti generalmente riconosciuti come attendibili. Solo così, infatti, si potranno dare agli agricoltori ed ai consumatori le risposte cui hanno diritto e che aspettano ormai da lungo tempo.  Opposizioni preconcette, studi di dubbia scientificità, pericolose fughe in avanti, hanno come solo risultato quello di ritardare l’acquisizione di quei dati che sono indispensabili per orientare correttamente gli imprenditori e rassicurare l’opinione pubblica.