Delicatezza di gusto, buccia sottile, polpa tenera e fragrante, delizia delle minestre estive, gusto raffinato per insalate e minestroni: così si presenta ai buongustai il fagiolo borlotto nano di Levada protagonista della 18.ma Festa del Fagiolo in corso a Covolo di Pederobba.
Questo antico legume importato dalle Americhe assieme a patate e pomodori, che già ad inizio ‘900 veniva coltivato in file intercalari al mais oppure tra i filari dei vigneti in consociazione con la patata, si è diffuso nella coltivazione specializzata attorno agli anni ’60-’70 nel territorio tra il Grappa e il Piave, i Colli Asolani e il Montello, prevalentemente nei comuni di Cavaso del Tomba, Cornuda, Crocetta del Montello e Pederobba occupando negli ultimi anni una cinquantina di ettari.
Dai baccelli grandi, diritti, appiattiti e screziati di rosso su un fondo bianco crema, 6-8 semi  all’interno, di buone dimensioni e di colore bianco screziato di rosso, il fagiolo borlotto nano variegato viene commercializzato generalmente fresco.
Nelle nostre zone, commenta Giuliano De Lucchi, nostro associato, il più importante coltivatore di questa leguminosa con circa cinque ettari in quel di Pederobba, il clima ventilato e la struttura permeabile dei terreni consentono delle condizioni ottimali per la crescita di quest’orticola il cui rendimento è legato in modo prevalente appunto al fattore climatico. Quest’anno poi le basse temperature estive hanno permesso un’ottima sia quantità che qualità dei baccelli, ricordiamo che la pianta blocca il suo sviluppo con temperature ambientali superiori ai 28 gradi.
Nella mia azienda, prosegue Giuliano, attuo la semina scalare da metà aprile a metà luglio, che mi permette la raccolta da luglio a settembre essendo il ciclo colturale di circa 90 giorni; la tecnica agronomica è limitata ad una leggera concimazione alla semina con fosforo e potassio che favorisce il colore, una rincalzatura, nessun trattamento fitosanitario e raccolta tutta manuale.
Se quest’anno abbiamo un ottimo raccolto quantitativo, possiamo stimare una resa tra i 60 e gli 80 quintali/ettaro di baccelli, e qualitativo, tra l’altro non abbiamo subito nessuna grandinata, meno soddisfacente è l’aspetto economico, afferma sconsolato Giuliano, quando i costi di produzione si aggirano attorno all’euro per chilogrammo di baccelli ma il prezzo di vendita nei mercati ortofrutticoli di Treviso e Padova non arriva all’euro e cinquanta per chilogrammo che sarebbe considerato remunerativo per l’orticoltore.
“Meno male che riesco a vendere circa il 90 % della produzione direttamente in azienda, conclude Giuliano”.
Lo stretto legame tra uomo e terra trova nel fagiolo uno dei prodotti tipici della tradizione contadina veneta, pensiamo alla “pasta e fasioi”, ha spinto la nascita nel 2002 della “Confraternita del Fagiolo”, sodalizio composto attualmente da una ventina di produttori, che vuole ridare dignità e spessore storico-culturale a questo legume tornato di grande attualità nella cucina dei migliori ristoranti.

Galleria fotografica. Click per ingrandire. Foto di Dino Masetto