Al fine di incrementare i salari a parità di costo del lavoro per l’azienda, il decreto lavoro (DL 4 maggio 2023 n. 48) introduce un’ulteriore riduzione di 4 punti percentuali dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori, che si aggiunge a quella già prevista dall’ultima legge di bilancio per l’anno 2023.

Conseguentemente la già menzionata riduzione, per i soli periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, sarà pari al:

  • 6% (anziché 2%) se la retribuzione imponibile mensile non eccede l’importo di 2.692 euro (pari ad una retribuzione annua di 35.000 euro);
  • 7% (anziché 3%) se la retribuzione imponibile mensile non eccede l’importo di € 1.923 euro (pari ad una retribuzione annua di 25.000 euro).

Si ricorda che, a fronte dello sgravio, resta invariata l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche e che possono accedere al beneficio tutti i lavoratori dipendenti di datori di lavoro, pubblici e privati (con esclusione dei rapporti di lavoro domestico), a prescindere dalla circostanza che assumano o meno la natura di imprenditore. Vi rientrano dunque sia i lavoratori del settore agricolo che i dipendenti delle nostre strutture nazionali e territoriali. Si tratta di una misura molto costosa (4 miliardi di euro) che si prefigge di neutralizzare, almeno in parte, gli effetti negativi dell’inflazione e, contemporaneamente, di incentivare i consumi. Essa però non ha carattere strutturale (cesserà alla fine del corrente anno) e non interviene direttamente sulla quota dei contributi a carico dell’azienda.