Pubblichiamo la nota consegnata dal vicepresidente di Confagricoltura Veneto, Lodovico Giustiniani, alle istituzioni regionali in occasione della riunione straordinaria della Commissione speciale per le relazioni internazionali e i rapporti comunitari del Consiglio regionale; la riunione è stata indetta mercoledì 27 agosto dal presidente Nereo Laroni, d’intesa con il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, sui problemi creati dall’embargo russo alle produzioni venete.

 

Lodovico Giustiniani
Lodovico Giustiniani

“E’ iniziato l’embargo di un anno che la Russia ha deciso verso la frutta, i vegetali, la carne, il pesce, il latte e i prodotti caseari importati da Stati Uniti, Unione Europea, Australia, Canada e Norvegia – ossia i Paesi che hanno deciso sanzioni economiche in conseguenza della crisi Russia-Ucraina.
Si tratta di una rappresaglia commerciale di notevole gravità: l’Unione Europea esporta il 5 per cento dei suoi prodotti alimentari in Russia che a sua volta compra il 30 per cento del suo cibo dall’Unione Europea.
Per quanto riguarda l’Italia, il danno che potrebbe subire il sistema agroalimentare si aggira tra i 200 e i 250 milioni di euro l’anno (dall’embargo sono infatti esclusi vino e altri alcolici che valgono da soli più di duecento milioni di euro) su un export agroalimentare complessivo di 500-600 milioni.  Le aziende italiane che rischiano di essere più danneggiate sono quelle con un elevato volume di commercio con la Russia. Una frazione molto ridotta della pasta e dei prodotti cerealicoli prodotti in Italia finisce in Russia, ma nei comparti dell’ortofrutta e del caseario la situazione è diversa. L’embargo russo potrebbe rappresentare una perdita di un’opportunità importante per lo sviluppo dell’export agroalimentare italiano sul quale molte aziende stavano investendo da alcuni anni.
Guardando al Veneto, finora le maggiori preoccupazioni sono state espresse dai mercati ortofrutticoli di Padova e di Verona. Soltanto i due mercati di ortofrutta stimano mancate esportazioni per 50-60 milioni di euro, il consorzio Grana Padano un danno di 16 milioni e il San Daniele un danno di 7 milioni (anche se i prosciutti non sembrano compresi nella lista dei prodotti soggetti a restrizioni). Ma quello che maggiormente preoccupa le aziende agricole e i consorzi di valorizzazione è l’interruzione dei rapporti di scambio con la Russia, che di fatto vanifica gli investimenti in  promozione (50 milioni di euro per il Grana Padano) fatti in questi anni e cancella le possibilità di sviluppo degli scambi con un mercato molto promettente. Anzi, il rischio concreto è che i prodotti italiani vengano sostituiti con prodotti provenienti dalla Turchia e dal Sud America, azzerando di fatto tutti gli sforzi fatti finora per accreditare l’agroalimentare italiano in Russia e per far conoscere ed  apprezzare alla popolazione russa i prodotti della nostra tradizione.
Per quanto riguarda la produzione agricola del Veneto, oltre ai danni diretti che stanno subendo alcune aziende agricole  (soprattutto ortofrutticole) e alcune cooperative lattiero-casearie che esportano direttamente,  l’embargo Russo  aggrava la già pesante crisi di mercato che stanno registrando gli ortofrutticoli, crisi posta all’attenzione dell’Unione Europea (che in questi giorni ha assunto dei provvedimenti straordinari di sostegno del settore impegnando una spesa di 125 milioni di euro) ed incide negativamente anche sui prezzi alla produzione del latte e dei suoi derivati. L’interruzione di questo significativo sbocco commerciale comprimerà perciò ulteriormente la domanda con riflessi negativi sui prezzi alla produzione degli ortofrutticoli, del latte e della carne.
Di fronte a questa situazione, Confagricoltura Veneto auspica che si trovi in tempi brevi una soluzione politica alla crisi Ucraina, tale da riportare gli scambi commerciali con la Russia alla normalità. Gli eventuali sostegni o indennizzi finanziari che potranno essere erogati dall’Unione Europea  non potranno mai compensare le perdite sul piano delle relazioni commerciali e sul piano economico che derivano dalle possibilità date dal libero scambio con la Russia. Confagricoltura Veneto invita pertanto tutte le istituzioni italiane ed europee e tutte le forze politiche ad adoperarsi per il ripristino delle normali relazioni commerciali tra l’Europa e la Russia”.