E’ stata posticipata dalla fine di ottobre al 15 novembre prossimo la data di inizio del periodo di divieto di spandimento dei letami e dei materiali ad essi assimilati (nonché dei liquami sui terreni con residui colturali) nelle zone del Veneto vulnerabili ai nitrati di origine agricola. Lo ha stabilito il decreto regionale n. 116 del 30.10.2013, adottato per il perdurare di condizioni stagionali che hanno prolungato la stagione vegetativa, non consentendo di fatto agli operatori di provvedere ad una adeguata fertilizzazione del suolo entro il termine ordinario.
Questa possibilità non si applica agli allevatori che stanno beneficiando della deroga, per l’anno 2013, al limite massimo di 170 chilogrammi di azoto per ettaro, che dunque non possono effettuare ulteriori interventi di fertilizzazione di questo genere a partire da domani, 1° novembre.
“Il letame ha da sempre un’importante funzione miglioratrice della struttura del terreno ed un certo “potere tampone” nei confronti del contenimento delle perdite di acqua del suolo – ha ricordato l’assessore all’agricoltura Franco Manzato – e tuttavia anche questo sottoprodotto utilissimo per l’agricoltura deve sottostare alle normativa comunitaria a tutela delle risorse idriche. L’Unione europea ci ha infatti imposto il divieto di utilizzo agronomico nel periodo di riposo vegetativo delle colture, che tuttavia quest’anno non è ancora di fatto iniziato, con la conseguenza che gli imprenditori agricoli non hanno potuto effettuare la distribuzione di questo indispensabile materiale organico nel terreno nel periodo tradizionalmente consentito. Di qui lo slittamento dell’inizio del periodo di divieto”.

Sulla possibile revisione delle zone vulnerabili, in applicazione di quanto previsto dal Decreto Sviluppo, è stato richiesto dal Presidente Guidi ai Ministri dell’Ambiente e delle Politiche agricole un chiarimento sulla situazione normativa venutasi a determinare.
Si vogliono infatti dare risposte puntuali alle esigenze delle imprese zootecniche evitando contemporaneamente inutili e dannosi contenziosi con l’Unione Europea.
Con il decreto sviluppo si dà la possibilità alle Regioni di rivedere la delimitazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge; si prevede inoltre che fino al pronunciamento delle Regioni, e comunque non oltre il 18 dicembre 2013, nelle zone vulnerabili da nitrati si applichino le disposizioni previste per le zone non vulnerabili.
In pratica in attesa delle decisioni delle regioni, verrebbero ad essere sospese tutte le disposizioni relative alle aree vulnerabili previste dal DM 7 aprile 2006 e dai relativi Programmi di azione regionali.
Tale situazione ha generato grosse perplessità, anche a livello regionale, visto il rischio che la Commissione Europea prenda provvedimenti contro l’Italia; c’è poi la possibilità che, in una fase successiva, vengano sanzionati anche gli agricoltori per il mancato rispetto della legislazione europea.
A questo riguardo anche il Commissario europeo all’Ambiente ha sollecitato i Ministri italiani, chiedendo una serie di chiarimenti su questioni procedurali e tecniche relative all’approvazione e all’applicazione del Decreto Sviluppo per la parte legata all’applicazione della Direttiva Nitrati.
Nel frattempo l’Emilia Romagna ha comunicato al Governo l’intenzione di non applicare i nuovi limiti sui nitrati previsti dal Decreto Sviluppo, seguita poi da Lombardia, Veneto e Piemonte, almeno fino a che non sarà stata chiarita la compatibilità della norma con il diritto comunitario.

In relazione alla situazione descritta solo nei prossimi giorni potremo avere un quadro più dettagliato, in riferimento a ciò che l’Unione Europea deciderà nei nostri confronti e soprattutto se i dati forniti dal rapporto ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, finalizzato a fornire elementi utili per la ridefinizione delle aree vulnerabili previsto dall’Accordo Stato Regioni del maggio 2011, saranno sufficienti per le Regioni per l’aggiornamento delle aree vulnerabili.