In un convegno le esperienze dei vigneti sperimentali, dei vivai, degli enologi e delle aziende Saranno presentati i risultati delle viti resistenti dell’istituto agrario di Castelfranco Veneto
Treviso, 12 febbraio 2019 –Le varietà di viti resistenti alle malattie registrate in Europa sono 370 e anche l’Italia comincia a compiere grandi passi in avanti. Le viti resistenti si stanno moltiplicando nei vigneti sperimentali, nei vivai e anche nelle aziende, che commercializzano i primi vini prodotti da viti resistenti (e quindi senza trattamenti) con un ottimo successo, soprattutto all’estero. Un segnale che il futuro della vite è tracciato, come si spiegherà nel convegno “Vite: il futuro è resistente?” promosso da Confagricoltura Treviso, che si svolgerà lunedì 18 febbraio alle 16 a Villa Luisa Francesca, a Montebelluna.
L’introduzione sarà affidata a Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Treviso. Quindi Riccardo Velasco, direttore del Crea di Conegliano, parlerà di “L’origine delle varietà resistenti”, Giovanni Pascarella, di Extenda Vitis, si soffermerà sugli aspetti viticoli, Alexander Morandell, del vivaio Tutzer e Daniele Ceccon, dei vivai Rauscedo, sugli aspetti vivaistici e l’enologo Emanuele Serafin sugli aspetti enologici; Michele Zanardo, presidente del Comitato nazionale vini, approfondirà gli aspetti legislativi e l’inquadramento normativo; infine Robert Spinazzè, fondatore in Friuli Venezia Giulia della costola regionale dell’associazione internazionale Piwi e Daniele Piccinin, dell’azienda Le Carline, racconteranno le loro esperienze in campo e commerciali. In chiusura si potranno degustare alcuni dei vini prodotti con varietà tolleranti.
Molti gli spunti di interesse del convegno. Verranno presentati in anteprima i risultati del vigneto sperimentale dell’istituto agrario Sartor di Castelfranco Veneto, avviato nel 2014, dove sono presenti una ventina di varietà di viti resistenti tra uva bianca e rossa, selezionati dalle Università di Friburgo e Udine, che vengono seguite anche dagli studenti a scopo didattico. Dai dati emergerà qual è il loro effettivo grado di resistenza alle malattie, quali sono i parametri qualitativi dell’uva e del vino e come i vitigni si sono comportati sul territorio trevigiano. Questi vitigni, al termine della sperimentazione, potrebbero essere impiegati sia nell’ambito della viticoltura biologica, sia nei vigneti convenzionali soprattutto nei siti sensibili come scuole, asili e abitazioni.
Ci saranno anche le esperienze dei vivaisti, che stanno facendo sperimentazione andando incontro a una domanda crescente di vitigni resistenti, un ramo che in Italia sta diventando sempre più importante. Presente pure l’azienda agricola Le Carline, con un vigneto sperimentale autorizzato dalla Regione Veneto che ha già prodotto 30.000 bottiglie di vino “resistente” e che quest’anno debutterà con il primo spumante dolce. Vini che hanno un grande appeal all’estero e che sono considerati alla stessa stregua dei biologici, in quanto esenti da trattamenti per quanto riguarda peronospera e oidio. Un movimento che sta crescendo, come racconterà un viticoltore, presentando anche l’associazione internazionale Piwi, che raccoglie produttori e ricercatori che si stanno dedicando alle varietà di viti resistenti alle crittogame.
Si parlerà anche del lavoro di sperimentazione del Crea-Ve – Centro di ricerca, viticoltura ed enologia, che quest’anno metterà in campo le prime piantine ottenute dagli incroci con i parentali resistenti alle malattie nell’ambito del programma Gleres, promosso da Confagricoltura Treviso, progetto che punta a produrre piantine di Glera resistenti a malattie come la peronospera e lo oidio.
Infine saranno offerti in degustazione i vini dell’etichetta Resiliens, prodotti da uve ottenute dopo diversi incroci tra vitigni del Nord Europa e vitigni antichi del territorio veneto, e dell’azienda Terre di Ger, con vigneti resistenti in Friuli e a Mansuè, attualmente tra le prime in Italia nel settore con 20 ettari in produzione che raddoppieranno entro un anno.
“Il futuro sarà sempre più resistente”, riassume Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Treviso e Veneto . “La vitivinicoltura dovrà essere sempre più attenta alla tutela degli ecosistemi e delle risorse naturali e in questo senso le nuove varietà resistenti alle malattie, ottenute da incroci con parentali e non geneticamente modificate, sono la risposta ottimale. Potranno infatti ridurre le perdite produttive in modo sostenibile e diminuire i costi di gestione del vigneto”.